Il buco nero di Agea rischia di risucchiare migliaia di agricoltori. Colpa dei ritardi che stanno interessando i pagamenti dei fondi per agricoltura relativi al programma di sviluppo rurale psr 2014-2020 e che sono fermi al 2015. Tre anni di scartoffie, promesse e burocrazia e che per una larghissima parte del mondo agricolo nazionale potrebbero significare la fine.
Indice
FONDI PER AGRICOLTURA, IL BUCO NERO DI AGEA: PAGAMENTI FERMI DA 3 ANNI.
Cos’è Agea
Il termine Agea è l’acronimo di Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (visita il sito di Agea). L’Unione Europea sostiene la produzione agricola dei Paesi della Comunità attraverso l’erogazione, ai produttori, di aiuti, contributi e premi. Tali fondi per agricoltura, finanziate dal FEAGA (Fondo Europeo Agricolo di Garanzia) e FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) , vengono gestiti dagli Stati Membri attraverso gli Organismi Pagatori, istituiti ai sensi del Reg. (CE) n. 885/2006 (Art. 18). Con il decreto legislativo n. 165/99 è stata istituita l’Agea (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) per lo svolgimento delle funzioni di Organismo di Coordinamento e di Organismo pagatore. All’art. 3, commi 2 e 3, dello stesso decreto è disciplinata l’istituzione, da parte delle regioni e province autonome, di servizi ed Organismi per lo svolgimento delle funzioni di Organismo pagatore. L’AGEA, quale Organismo di Coordinamento, è, tra l’altro, incaricata:
- della vigilanza e del coordinamento degli Organismo Pagatori ai sensi del regolamento (CE) n. 1290/2005 del Consiglio del 21 giugno 2005;
- di verificare la coerenza della loro attività rispetto alle linee-guida comunitarie;
- di promuovere l’applicazione armonizzata della normativa comunitaria e delle relative procedure di autorizzazione, erogazione e contabilizzazione degli aiuti comunitari da parte degli Organismi pagatori, monitorando le relative attività.
In tale ambito l’AGEA supporta le attività svolte dagli Organismi pagatori e assicura la predisposizione – ai fini dell’armonizzazione delle procedure – di appositi manuali di indirizzo. L’AGEA è anche l’Organismo pagatore italiano ed ha competenza per l’erogazione di aiuti, contributi, premi ed interventi comunitari, quali i fondi per agricoltura, nonché per la gestione degli ammassi pubblici, dei programmi di miglioramento della qualità dei prodotti agricoli per gli aiuti alimentari e per la cooperazione economica con altri paesi. I requisiti ed i vincoli cui deve corrispondere la struttura organizzativa dell’Organismo pagatore sono puntualmente individuati dal Reg. (CE) n. 885/2006. Esso introduce tre distinte funzioni che, nell’ambito dell’ Organismo Pagatore, devono essere attribuite a tre diverse “unità organizzative”:
- Funzione di Autorizzazione dei pagamenti: consiste, in sintesi, nel determinare l’importo da pagare ai richiedenti.
- Funzione di Esecuzione dei pagamenti: consiste, in sostanza, nell’impartire le istruzioni per il pagamento agli istituti “cassieri”.
- Funzione di Contabilizzazione dei pagamenti: consiste nella registrazione dei pagamenti eseguiti nei “libri contabili” e nella predisposizione di sintesi periodiche di spesa ai fini della consuntivazione alla Commissione, tramite l’Organismo di Coordinamento.
Nell’espletamento della sua missione istituzionale, Agea, infine, si avvale anche di altri organismi a cui sono stati delegati particolari compiti. Tra questi figurano anche i CAA (Centri di Assistenza Agricola) i quali svolgono le attività di supporto nella predisposizione delle domande di ammissione ai benefici comunitari e nazionali su mandato degli imprenditori interessati. I CAA rappresentano lo strumento con il quale l’Organismo Pagatore assicura il costante rapporto con i produttori ed una migliore e più diretta assistenza agli stessi ai fini della corretta predisposizione delle domande di aiuto. In Italia sono stati istituiti i seguenti Organismi Pagatori:
- ARTEA per la Regione Toscana;
- AGREA per la Regione Emilia-Romagna;
- AVEPA per la Regione Veneto;
- ARCEA per la Regione Calabria;
- ARPEA per la Regione Piemonte;
- SAISA – Agenzia delle Dogane – per le restituzioni alle esportazioni;
- Ente Nazionale Risi per il riso;
- Regione Lombardia Agricoltura per la Regione Lombardia;
- Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige;
- APPAG Trento;
- AGEA per tutte le Regioni che non hanno costituito un proprio Organismo Pagatore e per tutte le alte funzioni non attribuite agli altri Organismi pagatori.
Fondi per agricoltura: come funzionano
L’accesso ai contributi si ottiene presentando ogni anno (le domande vengono inoltrate entro il 15 maggio) la richiesta di fondi per agricoltura, in particolare per le misure approvate come ad esempio le misure a superficie, il benessere animale o il biologico che oggi in Italia rappresentano il nodo del contendere. La domanda va presentata attraverso un sistema informatico (il Sin) che poi trasferisce i dati al Sian, il Sistema informativo agricolo nazionale. La procedura viene effettuata rivolgendosi ai centri di assistenza fiscale delle associazioni di categoria o comunque a professionisti ad un costo (una provvigione) che oscilla tra il 6 ed il 10% dell’importo del contributo e che gli imprenditori agricoli anticipano. Il meccanismo vorrebbe che entro ottobre dell’anno di presentazione della domanda venisse liquidato il 75% di quanto spetta, per chiudere poi i conti entro i primi mesi dell’anno successivo.
Che succede
L’ingranaggio però si è inceppato e ad oggi migliaia di agricoltori italiani (umbri in particolare) hanno incassato – ad ottobre 2017 – solo un acconto sulle pratiche relative al 2015. Una voragine finanziaria che diventa ancora più rilevante se si considera che è prassi piuttosto comune rivolgersi agli istituti di credito chiedendo anticipi sui contributi, sui quali quindi si pagano interessi senza però avere ancora visto il becco di un quattrino. “Fatti due conti – racconta un piccolo imprenditore agricolo, dietro la garanzia dell’anonimato – io dovrei incassare circa 40.000 euro dell’ultimo triennio. Possono sembrare pochi soldi, ma per me fanno la differenza tra andare avanti o mollare tutto”.
L’assessorato regionale (Umbria) all’agricoltura stima che le situazioni più pesanti siano “quelle che riguardano l’agroambiente, dove c’è un 30%, oltre a benessere animale e biologico dove manca ancora il 40% degli aiuti”. “Solo per le misure a superficie – aggiunge Albano Agabiti, presidente di Coldiretti Umbria – abbiamo un 30% di non pagato relativo al 2015, 20% per il 2016 e ora dobbiamo quantificare i ritardi del 2017. Considerando che stiamo approntando le domande 2018, la situazione mi sembra paradossale…”.
Le cause
Capire quello che sta accadendo è piuttosto complicato: Regione e associazioni di categoria puntano il dito contro un macchinoso sistema informatico dentro al quale sembra che la pratiche si ingolfino con una facilità disarmante. “Colpa della burocrazia”, dice Agabiti. Con l’avvio della nuova programmazione il sistema si sarebbe insomma “inceppato”, innescando la frana che oggi è sotto gli occhi di tutti. E che ha spinto anche la Commissione europea ad avviare un processo di attento monitoraggio su Agea proprio per favorire l’accelerazione delle procedure e dei pagamenti. Spiegazione che però non basta a placare i timori della “base” agricola. In molti temono infatti che in realtà l’inghippo sia di natura economica e che le risorse non vengano distribuite semplicemente perché non ci sono. O meglio, quelle che ci sono, non bastano per tutti.
Coldiretti risponde
“I soldi sono nelle casse di Agea – dice invece Agabiti – e questo rende i ritardi ancora di più inaccettabili. Gli imprenditori vantano crediti certi ed è quindi opportuno fare una forte azione di pressing su Agea perché sblocchi questa situazione. E anche se la battaglia dell’Umbria è solitaria (la regione ha infatti aperto, unica in Italia, i bandi già nel 2015, ndr) il grido d’allarme che lanciamo è forte e più che mai giusto”.
La Regione
Una parte del mondo agricolo teme che le risorse non siano sufficienti. I soldi ci sono?
“La Regione può dare ogni tipo di rassicurazione – risponde l’assessore regionale all’agricoltura, Fernanda Cecchini – I soldi ci sono e tra l’altro, a seguito del terremoto e fino al 2020, siamo anche esentati dal coofinanziamento. Il nostro interesse è dunque spendere le risorse che abbiamo a disposizione”.
Quali sono le motivazioni di Agea per giustificare i ritardi?
“Essenzialmente di natura tecnica. E dovute soprattutto al fatto che il sistema è stato da poco riappaltato a soggetti diversi che dunque hanno difficoltà nella gestione. Difficoltà che però non possono assolutamente ricadere sugli agricoltori”.
E’ una opzione percorribile quella di costituire un soggetto pagatore regionale come hanno fatto altre realtà?
“Abbiamo valutato questa opportunità. Che però non riteniamo di dover percorrere. Primo perché non vogliamo spendere due o tre milioni di euro l’anno per la gestione di un ente pagatore. E poi perché, al netto dei ritardi che stiamo riscontrando sui fondi per agricoltura, l’Umbria è la seconda regione in Italia, dopo il Veneto, per risorse liquidate. E quindi siamo anche avanti a regioni che operano con un soggetto pagatore proprio”.
Ora come vi muoverete?
“Stiamo organizzando una delegazione per portare all’attenzione di Agea le nostre ragioni sui fondi per agricoltura. E lo faremo quanto prima”.